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Ospite: Antonio Gaspari / Argomento: Ecologia
Il 15 dicembre 2005, alla presenza di un'ottantina di persone, il professor Antonio Gaspari ha scientificamente confutato i principali errori dell'ideologia ambientalista.
Gli ambientalisti hanno annunciato e continuano a proporre scenari sempre più catastrofici: il telefonino brucia il cervello, la bistecca è pazza, la carne di pollo ha l'influenza, il mais è mutante, le onde elettromagnetiche ci faranno ammalare tutti, l'aria che respiriamo è un gas inquinante, il pesce contiene mercurio, la pioggia è acida ecc. Le affermazioni allarmanti sono ormai all'ordine del giorno. L'energia nucleare sarebbe stata l'apocalisse, ma le centrali nucleari sono ormai sicurissime e il nostro Paese vive con l'energia nucleare prodotta in Francia. La desertificazione starebbe avanzando inesorabilmente, ma negli ultimi 18 anni il deserto sta arretrando. La società moderna sarebbe troppo inquinata, ma la popolazione non è mai vissuta così a lungo. I verdi raccontano bugie con estrema serietà, le accompagnano con scenari catastrofici e drammatici per influenzare l'opinione pubblica e il potere politico. Oggi in Italia è diventato quasi impossibile costruire una qualsiasi infrastruttura senza avere comitati o gruppi di persone che scendono in piazza per impedirla. Dal ponte alla diga, dalla ferrovia all'inceneritore, dal parcheggio per auto al collegamento stradale, secondo i verdi, tutto deve essere impedito. L'accresciuta sensibilità nei confronti del creato è sicuramente un fenomeno che indica un maggiore livello di civiltà. Quello a cui assistiamo oggi, però, fa parte di una “babele dei diritti” in cui, per moda o peggio per ideologia, si propongono utopie radicali in cui la difesa degli animali, della flora e del mondo inanimato è contrapposto alla difesa della vita umana. Proviamo allora a verificare se i “venditori di paure” hanno effettivamente ragione analizzando alcuni argomenti che costituiscono i cavalli di battaglia del catastrofismo ambientale.
DISPONIBILITA' DI MATERIE PRIME
Il famoso studio commissionato dal Club di Roma a Dennis e Donella Meadows, e pubblicato nel 1972 con il titolo “The limit to growth” (I limiti dello sviluppo), sosteneva che la crescita della popolazione, collegata ai consumi sempre crescenti, avrebbe esaurito le risorse del pianeta in pochi anni. A distanza di trent' anni possiamo costatare come queste previsioni risultino essere totalmente errate.
LA SCOMPARSA DELLE FORESTE
È stato detto che il processo d'urbanizzazione e d'industrializzazione cancella il verde a favore del cemento, ma le foreste nei paesi più sviluppati non sono mai state così floride. La superficie forestale è aumentata negli Stati Uniti e nell'Europa Occidentale per tutto il periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Non è, quindi, affatto vero che un'alta densità di popolazione e un avanzato sviluppo industriale siano in contrasto con la crescita della vegetazione. Al contrario, è il sottosviluppo la vera minaccia per le foreste.
LA CRESCITA DEMOGRAFICA
Per decenni è stato detto che la crescita della popolazione era più minacciosa di una bomba. Hanno previsto che saremmo stati 8 miliardi nel 2000. E hanno sbagliato di 2 miliardi. Al contrario di quanto sostengono i fautori della “bomba demografica”, il problema che si sta profilando all'orizzonte è quello dell'“inverno demografico”. Dall'inizio del 2000, infatti, più della metà della popolazione mondiale distribuita in 70 Paesi ha una percentuale di crescita demografica inferiore allo zero, con meno di 2,1 bimbi per donna. Il declino colpisce fortemente anche i Paesi in via di sviluppo, che sono passati da una media di cinque bambini per donna a meno di tre, nel giro degli ultimi cento anni. Secondo la variante più bassa delle Nazioni Unite, (quella che si è rivelata, finora, la più accurata), la popolazione mondiale raggiungerà, nel 2040, i 7 miliardi di persone dopodiché comincerà a declinare. Se non avviene un cambiamento di tendenza, nel 2050 le persone sopra ai 65 anni saranno il doppio dei giovani sotto ai 15 anni. Le conseguenze economiche dell'“inverno demografico” potrebbero essere disastrose con scuole chiuse, crisi del sistema pensionistico, crollo del commercio e rallentamento dell'innovazione tecnologica fino alla stasi. Circa l'impatto ambientale che le attività umane hanno sulla superficie terrestre, teniamo conto del fatto che l'umanità costituisce solo lo 0,01% delle forme di vita che popolano il pianeta. Il regno vegetale rappresenta, invece, ben il 97,3 per cento della materia vivente ospitata dalla Terra (lo ricordiamo a coloro che temono la scomparsa delle foreste!) mentre il regno animale è confinato nel rimanente 2,7 per cento. L'uomo è, quindi, quantitativamente trascurabile rispetto agli insetti e agli altri animali. Si calcola che per ogni uomo esistano sulla Terra 10.000 miliardi di amebe e un milione di miliardi di batteri.
LA PRODUZIONE ALIMENTARE
Hanno detto che non ci sarebbe stato più cibo per tutti, ma la produzione mondiale di cibo continua ad aumentare e cresce di più proprio in quei Paesi come Cina, India e Brasile che, secondo i verdi, avrebbero sofferto la fame. È certamente vero che la popolazione mondiale, dal 1900 ad oggi, è aumentata di circa QUATTRO volte ma, grazie alla scienza e alla tecnologia, nello stesso periodo di tempo la produzione di beni, misurata dal prodotto mondiale lordo, è aumentata molto più rapidamente, incrementandosi di DICIASSETTE volte. Non c’è dunque un problema di risorse, bensì di una equilibrata produzione e distribuzione del benessere. Ma questo è un problema che non dipende dalla crescita della popolazione, bensì dalla gestione politica del pianeta. È quindi evidente che la fame si vince costruendo infrastrutture e favorendo l’utilizzo dei moderni metodi di sviluppo agricolo e non finanziando inumani e costrittivi programmi di riduzione della popolazione.
IL RISCALDAMENTO GLOBALE
È stato detto che il riscaldamento del globo è causato dalle emissioni d’anidride carbonica prodotte dall’uomo, ma l’umanità produce solo il 4% del totale, e l’anidride carbonica rappresenta solo il 2% del totale dei gas serra. Tutta la teoria del riscaldamento globale, che genererebbe uno stravolgimento del clima, non è scientifica perché contraddetta dalla realtà. Non è, infatti, l’effetto serra a creare problemi perché, senza il benefico effetto dell’atmosfera che trattiene i raggi solari, il pianeta avrebbe una temperatura media di -18 gradi, al contrario dei +15 attuali. L’anidride carbonica inoltre è fondamentale per la vita e la crescita della flora. I sostenitori della teoria del riscaldamento globale guardano all’aumento della CO2 come al peggiore dei mali. Ma il CO2 non è un inquinante, anzi, è un gas vitale per la nostra sopravvivenza. Insieme alla luce ed all’acqua la CO2 è il terzo dei nutrienti fondamentali per le piante e per il processo di fotosintesi.
LA SCOMPARSA DELLE SPECIE VIVENTI
Hanno detto che le specie stanno scomparendo ma sono molte di più quelle che si scoprono ogni giorno. Inoltre sono molte quelle che, considerate estinte, sono state invece ritrovate. Da diversi studi fatti in Gran Bretagna emerge che la fauna e la flora stanno crescendo. Contrariamente agli allarmi lanciati da alcune associazioni ambientaliste, alcune fra le più amate delle oltre 400 specie che si pensavano a rischio d’estinzione conoscono oggi un vero e proprio "boom" demografico. Nonostante che, nell’immaginario collettivo, le città moderne siano camere a gas dove le persone muoiono soffocate, al contrario, gli animali, e gli uccelli in particolare, trovano invece che la città sia il luogo migliore dove vivere, tanto è vero che le nostre città si stanno popolando come mai prima d’ora e certe colonie d’uccelli non sono mai state così numerose come oggi nelle città.
CONCLUSIONI
L’ideologia verde ha diffuso soprattutto paure, mentre abbiamo bisogno oggi di speranza, di fiducia nelle capacità umane di compiere azione giuste e buone. L’esperienza e la moderna tecnologia avanzata ci dimostrano che, per trovare soluzione ai problemi ambientali, non deve essere fermato lo sviluppo bensì, al contrario, bisogna incrementare il progresso di tutte le attività economiche, scientifiche e civili, con l’obiettivo di incrementare la produzione, migliorare la qualità e la bellezza, riducendo i consumi e l’impatto ambientale. Un processo virtuoso che solo la specie umana è in grado di garantire, anche per la conservazione della flora e della fauna. Il tentativo della cultura ambientalista dominante è, in ultima analisi, di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la Terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra" (Gn 1,28).
PER APPROFONDIRE:
www.lebugiedegliambientalisti.it (curato da Gaspari e Cascioli)
Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, Le bugie degli ambientalisti, Piemme (si caratterizza per le numerose citazioni di studi scientifici).
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