LA GIUSTA INTERPRETAZIONE DELL'ULTIMO CONCILIO
La continuità della Tradizione della Chiesa nei ventuno concili ecumenici
di don Claudio Crescimanno
La 48° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha avuto come tema il Concilio Vaticano II. Siamo partiti dalle domande contenute nell'importante discorso che Benedetto XVI appena eletto Papa fece alla curia romana: "Qual è stato il risultato del Concilio? È stato recepito nel modo giusto? Che cosa, nella recezione del Concilio, è stato buono, che cosa insufficiente o sbagliato? Che cosa resta ancora da fare? Nessuno può negare che, in vaste parti della Chiesa, la recezione del Concilio si è svolta in modo piuttosto difficile. (...) Perché? (...) Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L'una ha causato confusione, l'altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato e porta frutti. Da una parte esiste un'interpretazione che vorrei chiamare "ermeneutica della discontinuità e della rottura"; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall'altra parte c'è l'"ermeneutica della riforma", del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino. L'ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare. (...) All'ermeneutica della discontinuità si oppone l'ermeneutica della riforma, come l'hanno presentata dapprima Papa Giovanni XXIII nel suo discorso d'apertura del Concilio (...) e poi Papa Paolo VI nel discorso di conclusione. (...) Così possiamo oggi con gratitudine volgere il nostro sguardo al Concilio Vaticano II: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa." Partendo da queste parole di Benedetto XVI abbiamo chiarito il significato del 21° Concilio della Chiesa alla luce dell'insegnamento del Papa che, unico, può dare un'interpretazione autentica del Magistero vivente della Chiesa. In questo importante e delicato compito abbiamo avuto il piacere di ospitare per la terza volta nel nostro centro culturale don Claudio Crescimanno, sacerdote dal 1994, collaboratore del Timone, autore di due quaderni del Timone su temi di dottrina cattolica quali "Eucarestia" e "Storicità dei Vangeli", sul tema del Concilio Vaticano II ha scritto il libro "La riforma della riforma liturgica".
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