DIRITTO A MORIRE & DOVERE DI UCCIDERE
La nuova legge sul testamento biologico obbliga medici e infermieri a praticare l'eutanasia cioè, in pratica, a uccidere un innocente!
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La interessantissima 88° conferenza organizzata dal "Centro Culturale Amici del Timone" di Staggia Senese si è svolta il 23 febbraio con ospite Tommaso Scandroglio, ex docente di etica e bioetica all'Università Europea di Roma. Tema della serata sono state le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento) e l'eutanasia. Scandroglio ha spiegato i vari modi di praticarla e soprattutto la differenza tra eutanasia e accanimento terapeutico. L'eutanasia può essere praticata attraverso un'azione oppure un'omissione che conduce la persona alla morte. E' eutanasia attiva praticare una puntura letale, aiutare una persona che non può farlo da sola ad assumere un preparato letale, staccare il respiratore, togliere alimentazione e idratazione. Si parla invece di eutanasia passiva, o meglio omissiva, nel caso in cui si neghino le cure o i mezzi per il sostentamento. In ogni caso entrambe conducono alla stessa cosa: l'uccisione dell'innocente. Scandroglio ha poi spiegato che cosa si intende per accanimento terapeutico, dato che nella legge appena approvata sulle DAT (Dichiarazioni Anticipate di Trattamento) si legalizza l'interruzione di alimentazione e idratazione ai malati proprio lasciando intendere che questi trattamenti lo siano. Niente di più falso. Alimentare e idratare chi non ce la fa a mangiare e bere in altro modo, oppure aiutare a respirare attraverso un macchinario, sono tutte terapie salvavita. E queste non sono mai accanimento terapeutico. Neanche nel caso in cui una persona rifiuti le terapie oppure queste lo aiutino a stare meglio ma non lo fanno guarire, si può parlare di accanimento terapeutico. Questo, ha continuato con la sua chiara esposizione Scandroglio, si ha soltanto quando le terapie sono inutili. Ad esempio se gli effetti negativi superano quelli positivi o nel caso in cui la condizione specifica del paziente renda vane o pericolose le terapie, come nel caso di una persona molto anziana. Con la legge sulle DAT, approvata il 31 gennaio in Parlamento, chiunque potrà dare il suo consenso a morire o nel caso di incapacità a farlo qualcun altro potrà decidere per lui oppure chiunque vorrà potrà scrivere nero su bianco la sua volontà di non ricevere le cure, oppure di non essere aiutato a vivere in futuro. Per la verità il testo di legge è così generico che non sono citate le motivazioni e le condizioni in cui una persona può chiedere che gli venga praticata l'eutanasia. Non solo i pazienti terminali, ma anche quelli che possono guarire, i disabili, i sani, gli anziani possono accedere all'eutanasia. Potrebbe anche succedere che una persona in un forte stato di depressione la richieda. Come si vede l'Italia ha superato in un solo balzo nella cultura della morte le altre nazioni che hanno leggi eutanasiche.
ULTERIORI PROBLEMI Ma sono anche altre le problematiche insite in questa legge. Il fatto di decidere ora per allora, che non tiene conto del fatto che una decisione presa in uno stato di salute può notevolmente cambiare se presa durante la malattia. L'impossibilità di tornare indietro e cambiare idea, se la persona che aveva scritto precedentemente le DAT si trova attualmente in uno stato di incoscienza. Per risolvere questo problema in alcuni paesi hanno tentato di far scrivere le DAT appena una malattia inizia. Ma questo non tiene conto dello stato psicologico di angoscia di una persona che scopre di essere malata che non la farebbe decidere lucidamente e poi nessuno è in grado di stabilire se potranno esserci delle terapie più risolutive in futuro. Inoltre questa decisione non viene supportata dalle necessarie informazioni mediche e senza l'apporto di un medico i termini usati per esprimersi saranno sicuramente vaghi, dato che non tutti padroneggiano i termini tecnici, quindi ci sarà un problema di interpretazione. Per giunta questa legge viene applicata anche ai minori e agli incapaci, per i quali decideranno i genitori o i tutori. Un ulteriore grave problema della legge sull'eutanasia è che non è prevista per i medici e gli infermieri alcun tipo di obiezione di coscienza. Anzi, nel testo c'è scritto chiaramente che il medico che riceve un paziente che abbia redatto le DAT oppure che lo richieda nell'immediato, è obbligato ad eseguire la sua volontà. Con tanti saluti al Giuramento d'Ippocrate (420 a.C.) con il quale il medico prometteva di ricercare sempre la tutela della vita sopra ogni cosa: "Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio". Da sottolineare, come già accennato, che una legge così permissiva e poco normata non c'è nemmeno in Canada, Paesi Bassi e Belgio, i paesi in cui da più tempo l'eutanasia è depenalizzata. Le uniche due cose esplicitamente vietate nella legge in Italia sono l'iniezione letale e il suicidio assistito perché sono considerate da tutti, nell'immaginario collettivo, molto simili all'omicidio. Va notato poi che nella legge c'è un'omissione. La ventilazione, cioè l'aiuto a respirare dato attraverso un macchinario, non viene citata dalla norma. Ciò significa che questa pratica potrà essere effettuata oppure no in base alla valutazione del singolo. Del resto ce n'è stato già un esempio: ad una signora di Nuoro è stato staccato il respiratore e non si è sollevata alcuna contestazione.
DRAMMA ETICO Purtroppo si rimane sconvolti da come ci sia chi possa considerare un bene, una vera e propria terapia, far morire di sete e di fame una persona. Rimane anche la preoccupazione per una legge tutta basata sull'individualismo e sul nichilismo che apre le porte ad una libertà sfrenata del singolo. Una volta che l'eutanasia è depenalizzata, una volta che sia passato il messaggio che in alcuni casi è giusto "liberare" una persona facendola morire, chi controllerà se la legge viene applicata con i dovuti divieti? E poi la mentalità stessa delle persone verrà plasmata in modo che alle generazioni future sembrerà del tutto normale la decisione di morire. Del resto abbiamo già visto con l'aborto come questo, dopo l'introduzione della legge, sia diventato una cosa del tutto normale nella mentalità comune. Lo spartiacque, ha commentato Scandroglio, che determina la differenza fra chi è favorevole e chi contrario all'eutanasia, è dato dalla diversa visione antropologica, cioè da come si considera la persona umana. Se l'uomo è solo corpo, quando il corpo si guasta diminuisce la sua qualità e quindi si può, anzi sarebbe meglio, buttarlo. Proprio come si fa con un oggetto. Eppure persino negli oggetti noi riconosciamo un valore intrinseco. Una spilla non varrà mai quanto una Ferrari, e questo valore resta persino di fronte al danneggiamento dell'oggetto. Ed esiste anche un principio di proporzione per cui ci si comporta in modo proporzionato all'oggetto che si ha di fronte; sarà più grave distruggere la Ferrari che la spilla. Tanto più questo valore intrinseco ce l'ha la persona vivente ed è rappresentato dalla sua dignità. In base al solo criterio fisico non siamo tutti uguali e tutti efficienti allo stesso modo e quindi non abbiamo neppure la stessa dignità. Ma se crediamo che ciascuno di noi ha un'anima razionale che risiede in ambito metafisico (concetto filosofico utilizzato per la prima volta da Aristotele, filosofo pre-cristiano) crediamo anche che l'anima, essendo immateriale non sia corruttibile e, quindi, non può mai cambiare di qualità. Ecco che allora la persona riacquista la dignità, qualunque sia la sua condizione fisica. Questo pensiero che il cristianesimo ha portato avanti con vigore ha informato di umanità tutte le culture con cui esso è entrato in relazione, in primis la civiltà occidentale. Spiace vedere come, abbandonando il cristianesimo, l'umanità torni allo stato di barbarie preesistente. Infine bisogna ricordarci ciò che in realtà è il principio fondamentale di tutto questo discorso: la vita è un bene indisponibile; nessuno se l'è data da sé e quindi non può disporne a proprio piacimento. Questa legge non è che la degna conclusione di una stagione legislativa nefasta, in cui si è legiferato contro tutti i principi etici e morali, che stavano alla base della nostra civiltà e a favore di tutti quelli che vengono chiamati i "nuovi diritti": diritto di scegliere il proprio sesso, diritto di sposarsi con una persona del proprio stesso sesso, diritto di avere un figlio, diritto di scegliere la morte. "Diritti" basati soltanto su scelte soggettive, sul come mi sento oggi, che non tengono conto affatto delle realtà oggettive ma assecondano ogni sfrenato desiderio.
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